domenica 30 gennaio 2011

I sistemi rappresentazionali sono: Visivo, Auditivo, e Cinestesico.



Il Visivo, V, l’Auditivo, A, ed il Cinestesico, K. Quest'ultimo fa riferimento alla preferenza per il tatto, il gusto e l'olfatto.
I Visivi amano sopra ogni cosa vedere, guardare, definire, luce, colori, prospettiva, osservare, sguardo, delineare, tracciare, dipingere, disegnare. Chi utilizza la vista come canale privilegiato, quindi, si aspetta di sentir parlare con questo linguaggio, perché è quello che conosce meglio ed è quello che rappresenta nel modo migliore le forme dei suoi pensieri.
Gli Auditivi sono coloro che descrivono le proprie esperienze soprattutto con termini come sentire, ascoltare, armonia, musica, parole, scrittura, lingua, traduzione, conversazione, audio, sintonizzarsi, cantare, leggere.
I cinestesici, sono molto numerosi nella popolazione umana, i segnali per individuarli non sono poi cosi difficili. Il loro mondo è fatto di parole come sensazione, emozione, toccare, concreto, pratico, sentimento, percepire, solido, sperimentare, sentire, costruire, tastare, abbracciare, approfondire.
Per scoprire i gruppi "sensoriali" non ci vuole solo buon orecchio, per cogliere i segnali interessanti che spesso non sono dove ce li aspettavamo. Se entriamo in un dialogo, abbiamo scarse probabilità di farci capire (e di essere ascoltati) se prima non abbiamo saputo ascoltare “con attenzione e partecipazione” – e anche riflettere.
Dice Karl Menninger: «Ascoltare è una cosa magnetica e speciale, una forza creativa. Gli amici che ci ascoltano sono quelli cui ci avviciniamo. Essere ascoltati ci crea, ci fa aprire ed espandere».
Usare un linguaggio positivo ci aiuta a far partire il discorso sempre con "il piede giusto". Chi ci sente parlare con termini come "sviluppo", "soluzione", "fiducia", è certo ben contento di starci a sentire e sarà più disponibile ad ascoltare le nostre idee. Per chiarire meglio questo punto, è importante aggiungere altre due considerazioni:
Far uso di una terminologia positiva o negativa dipende dal nostro modo di guardare e valutare le cose. Questo per dire che, se vediamo la vita come un campo minato sempre pronto a procurarci qualche ferita, sarà poi impossibile usare un linguaggio positivo.
La comunicazione, secondo me, si poggia sempre su basi di etica. Se usiamo parole ricche di messaggi positivi per convincere il prossimo della nostra buona fede e poi commettiamo crimini di ogni genere, allora prendiamo in giro noi stessi (insieme agli altri).
Non è possibile "vedere" quello che è contenuto nel cervello, perchè i pensieri sono impulsi elettrici che hanno un'origine chimica. Le idee sono scariche di energia che nascono e si dissolvono nel buio dei misteri cerebrali e non è possibile catturarli in una rete, per poi analizzarli con tutta calma.
Questo presupposto guida Watzlawick in direzione di un approccio alla comunicazione umana che egli stesso definisce "pragmatico", ovvero pratico, comportamentale e relazionale. Ogni comunicazione ha un aspetto informativo, di contenuto, e un aspetto di "comando", di relazione.
Ed è questo secondo aspetto che imprime una forma al contenuto, che ne definisce il significato come metacomunicazione. Watzlawick aggiunge che "sembra che quanto più una relazione è spontanea e 'sana', tanto più l'aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo. Viceversa, le relazioni 'malate' sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l'aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante." E' probabile che chi legge abbia fatto un'esperienza di questo genere, ovvero di scambi di opinioni, di discussioni o di litigi che avevano come oggetto argomenti di nessuna importanza. In casi simili, quello che è in gioco non è la scelta di un mobile rosso o di una lampada blu, ma la definizione di "chi gioca quale ruolo" all'interno della relazione interpersonale.
Le ricerche e le osservazioni di Watzlawick hanno condotto alla distinzione di due possibili modi di mettersi in relazione con l'altro. Il primo, che l'autore chiama relazione simmetrica, è caratterizzato da un piano di partenza paritario, dove le persone coinvolte si misurano con l'assunto di essere uguali. La simmetria, se corre troppo oltre i suoi presupposti, può degenerare in patologia, ovvero in una dinamica di competizione per dimostrare che "io sono migliore di te".
Il secondo tipo di relazione è segnata dalla complementarietà. In questo modello, chi partecipa alla relazione si comporta in modo tale da situarsi in una posizione di superiorità oppure di inferiorità nei confronti dell'altro. Per comprendere appieno cosa significa la complementarietà, è importante aver chiaro che è possibile imporre all'altro la propria "superiorità" solo se questi è disposto ad accettarla, e viceversa. Il legame complementare, quando diventa patologico, allarga la forbice della differenza fino agli estremi e, chi domina, lo fa in forma sempre più assoluta.
La relazione è un sistema dove i comportamenti sono circolari: non è possibile stabilire quale è la causa e quale l’effetto, cosa viene prima e cosa viene dopo. Ogni comportamento è, insieme, azione e risposta ad un'altro comportamento. La circolarità mette fuori campo il dualismocausa-effetto che, come uno stampo, ha dato forma per secoli a tutti i discorsi della scienza. Il sistema delle persone-che-comunicano-con-altre-persone è sempre un universo a sé stante, governato da regole e processi propri. Quando le regole che tengono in vita il sistema fanno "corto circuito", la comunicazione si ammala e può essere guarita solo da chi, con un intervento esterno, può modificare le regole del gioco.
Quello che ci interessa davvero, è comprendere e saper utilizzare le domande che arrivano al cuore di una questione. Un passo dopo l'altro, ci conducono proprio là dove volevamo arrivare. Questo genere di domande, prima di ogni altro requisito, mettono in cima a tutto la chiarezza dell'intenzione. Che cosa vogliamo fare con questa richiesta? Dove vogliamo arrivare? Che ci aspettiamo dall'altro?
Insieme a questo passaggio essenziale, disegniamo e ricordiamo i tratti distintivi del destinatario della domanda. Che genere di persona è? Che cosa si aspetta da me? Questo genere di informazioni di base, a proposito dell'obiettivo e del destinatario del messaggio, sono scolpite nella pietra e bisogna tenerle davanti agli occhi in qualsiasi contesto di comunicazione. Ecco, mancava all'appello proprio lui: il contesto. Ogni relazione comunicativa ha il suo habitat, il suo specifico contesto, dove io gioco un ruolo, tu ne giochi un altro e siamo dentro un mondo di conoscenze e significati condivisi.
Lo psicologo Abraham Maslow definì una “gerarchia dei bisogni” o necessità.
Inizialmente individua 5 livelli attraverso i quali, l'uomo si realizza passando e soddisfacendo progressivamente per i vari stadi:
  1. Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)
  2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
  3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione )
  4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo
  5. Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).
Fino a quando non sarà appagato il livello più basso non si sentirà la necessità di salire di livello.

giovedì 13 gennaio 2011

Come gestire la vendita dei prodotti o servizi.

Innanzitutto bisogna tenere bene a mente le fasi della vendita che si possono come appresso sintetizzare:
- Approcio
- Indagine (chicocopequado)
- Stimolazione
- Presentazione del progetto
- Chiusura (conclusione contratto)

La fase di vendita o scala comoda da salire con calma :

- Stabilire il rapporto prima con se stesso
- Identificare il bisogno
- Constatare il bisogno
- Proporre un progetto
- Gestione delle obiezioni
- Soddisfare il bisogno.

Essere Assertivi aiuta molto i venditori nel proprio lavoro.

Cominciamo ad affermare che il successo di ogni azienda è basato principalmente sulla qualità del rapporto con i suoi dipendenti, sulla loro motivazione, sulla loro capacità di sentirsi parte integrante del processo aziendale e sulla loro realizzazione personale e sociale.
Posso affermare, senza aver timore di essere smentito, che la capacità di comunicare è fondamentale per la soluzione di problemi, la riduzione delle ansie e tensioni, nonché per gestire al meglio i conflitti. Purtroppo, nella realtà delle nostre imprese, ciò non accade spesso. Molti imprenditori, manager, dirigenti ma anche semplici "capi reparto" dovrebbero, imparare a comunicare meglio nonché cercare di sviluppare le proprie caratteristiche "assertive" (perché tutti noi ne abbiamo, solo che in molti giacciono nascoste).

Il significato del termine assertivo, che nella lingua italiana è quello di affermativo; ed affermativo a sua volta, è sinonimo di positivo. Pertanto è chiaro che una persona assertiva non potrà mai approcciare i problemi e la vita, in genere, pensando in maniera negativa. (va ricordato che i negativi perdono due volte, un positivo al di più può perdere una sola volta).
Essere assertivi, significa saper comunicare senza troppe paure, esprimere con autorevolezza (e mai autorità) il proprio punto di vista senza sopraffare quello degli altri, raggiungere i propri obiettivi senza essere aggressivi, rispettando i desideri e gli obiettivi di chi abbiamo intorno, ascoltare le persone in maniera attiva (sono sempre più rare le persone che sanno ascoltare, che non fanno solo finta), assumersi le proprie responsabilità nonché possedere quel coraggio e quella decisione che derivano da una buona stima di sé.

Una persona con tali capacità è principalmente un Positivo . Riuscire a comportarsi in questo modo richiede il possesso di determinate abilità sia a livello di pensiero sia di comportamento. Tutto ciò può aiutarci a migliorare il nostro rapporto con gli altri e con noi stessi. Provate a fare un gioco e confrontatevi con le seguenti caratteristiche tipiche di una persona assertiva:
  • Il suo modo di pensare: è importante credere in se stessi.
  • L'immagine che ha di sè: ha un'immagine positiva.
  • Le emozioni che prova: manifesta liberamente le sue emozioni che sono di solito d'interesse, eccitazione, serenità, gioia di vivere, benessere. E' ottimista e realista allo stesso tempo, sa essere fiducioso e riflessivo di fronte ai problemi, ha buone capacità di gestire l'ansia.
  • Le motivazioni che lo accompagnano: è molto motivato, attivo, tenace, passionale, ama interagire con le altre persone. E' motivato al proprio sviluppo personale nonché a correggere i propri errori. E' motivato e determinato ad assumersi le proprie responsabilità e a far valere i propri diritti, ama fare progetti, essere attivo e comunicare.
  • I comportamenti che adotta: è attivo nell'affrontare i problemi, sa correre dei rischi, sa dire di no con il sorriso sulle labbra, esprime con franchezza il proprio punto di vista e le proprie convinzioni.
  • La sua comunicazione verbale: per esempio, "Ho preso questa decisione, Tu cosa pensi?" oppure "Mi piacerebbe conoscere anche il Tuo pensiero su questo problema".
  • La sua comunicazione non verbale: guarda negli occhi le persone con cui parla, mostra interesse, con l'espressione del viso accompagna ciò che dice, i gesti sono fluenti, non è rigido, la postura è di apertura verso l'altro. Il tono della voce è chiaro e congruente al messaggio.
Vi invito a riflettere su queste parole:

ogni individuo non è solo "quello che ha" per i tratti ereditari che gli sono lasciati alla sua nascita ma è anche e soprattutto "quello che è e può diventare nel corso della vita" grazie al condizionamento ambientale continuo e variabile: della famiglia, della scuola, dell'ambiente di lavoro e della società in cui vive. Se tali ambienti possono condizionare in negativo è altrettanto vero che ciò può accadere anche in positivo e quindi, modificando il proprio stile di vita si può ambire a migliorarci, riuscendo a tirare fuori il meglio di noi da dentro per cercare di diventare più "assertivi".

Possiamo quindi riassumere che essere assertivi significa "Comunicare bene con le altre persone, difendendo i propri diritti senza violare o calpestare quelli degli altri".

Da non trascurare la scala dei toni emozionali che possiamo cosi come di seguito riepilogare:

  • Entusiasmo
  • Allegria
  • Conservatorismo
  • Noia
  • Antagonismo
  • Collera
  • Ostilità nascosta/Paura
  • Afflizione
  • Apatia ( energia 0)

Fonte. Giancarlo Fornei

Vincenzo D'Angelo


martedì 11 gennaio 2011

Come evitare le recensioni negative?

A cosa porterebbe se fossimo in grado di leggere nella mente dei nostri clienti? Si avrebbe di certo un grande potere nelle nostre mani, quello di intercettare qualsiasi lamentela, pensiero negativo e fastidio, e fare subito in modo di rimediare al problema. In più, niente più recensioni false, tendenziose, negative o diffamatorie. La brand reputation diverrebbe in brevissimo tempo immacolata.

Certo questo è solo un sogno ad occhi aperti, nessuno può “leggere nel pensiero”. Al contrario, allenare gli occhi e le orecchie di tutto il team ad intercettare i malumori dei clienti, non solo è possibile, ma anche fortemente raccomandato: imparare a captare l’insoddisfazione può avere un’incredibile ricaduta positiva sul hotel.

Staff Training: imparare il galateo dell’ascolto e della richiesta
Molto spesso ci si ritrova in situazioni in cui è chiaro che il front office o la cameriera al piano che ha di fronte il cliente, non è intenzionata ad ascoltare che cosa non va nella camera o di cosa ho bisogno.

Questo non deve mai accadere: ogni membro dello staff deve capire che il suo lavoro non è solo rispondere al telefono, né rifare la camera, né rassettare i tavoli. Il suo lavoro è servire l’ospite.

Abituarsi a creare delle vere e proprie occasioni di dialogo con il cliente ed a svolgere determinate “azioni preventive” o correttive:

“Leggere” i comportamenti del cliente: Osservare più possibile le facce, le espressioni, il tono di voce dei clienti nel salotto, nel centro wellness o in sala colazione. Prendete qualche telefonata dalle camere e cercate di capire se l’ospite è tranquillo o alterato. È come una caccia al tesoro: dovete individuare se c’è qualcuno di malumore. Rivolgendo alle persone giuste la domanda “Tutto a posto? Ha bisogno di qualcosa?”, darete l’opportunità al vostro ospite di dire che cosa non va e potrete intervenire immediatamente.

Disponibilità: Sebbene possa sembrare scontato, dovete allenare i vostri collaboratori a sorridere e soprattutto ad agire. Insegnate loro che se si accorgono che c’è un problema, non devono far finta di niente sperando che gli ospiti non se ne accorgano, o addirittura aspettate che sia il cliente a lamentarsi, ma intervenire subito di propria iniziativa.

Le domande prima del check-out: per prevenire le lamentele non c’è niente di meglio che saggiare il terreno con il cliente il primo giorno di permanenza. Chiamatelo in camera, chiedete se manca qualcosa, se ha bisogno di niente, se tutto funziona. Non sarete invadenti, ma darete la possibilità all’ospite di comunicarvi immediatamente dei disservizi senza neanche scomodarsi a chiamare il front desk.

Le domande al check-out: invece del solito “Com’è stato il vostro soggiorno?“, al check-out cercate di attivarvi con domande più concrete e dirette, del tipo: “Posso chiederle se avremmo potuto fare qualcosa di più per rendere il vostro soggiorno migliore?“, “Avete riscontrato problemi in camera o con la colazione?”. Esprimetevi con sincerità e senza formalità, facendo capire al cliente che non si tratta di una domanda retorica, così da dare al cliente la possibilità di sfogare la sua insoddisfazione subito, e non dopo la sua partenza, magari on-line.

Tracciate l’andamento delle lamentele ricevute:

Perché non create un documento unico per il vostro staff da riempire con le lamentele che volta per volta vengono espresse a voce, un po’ come fate con i dati relativi alle prenotazioni? Queste, insieme alle recensioni on-line, vi daranno un quadro chiaro della situazione e vi faranno capire dove poter intervenire per evitarne altre.

Come affrontare faccia a faccia il “cliente insoddisfatto”?

Né voi né alcuno dei vostri collaboratori vorreste trovarvi in un tete-a-tete con il cliente arrabbiato, eppure capita più spesso di quanto si possa immaginare: di fatto il faccia a faccia può rivelarsi l’unica chance di riscatto per il vostro hotel, o trasformarsi al contrario nell’ineluttabile disfatta che renderà il vostro ospite capace di dire su TripAdvisor “non ci tornerò mai più”.

Allora come comportarsi quando ci si trova in certe situazioni spinose?:

1. Ascoltate senza interrompere
2. Dimostrate la vostra attenzione con affermazioni come “va bene”, “la capisco”, “provvederò subito”
3. Scusatevi sempre per l’accaduto: non c’è niente di peggio che veder scritto da qualche parte affermazioni del tipo ”nessuno si è preoccupato di noi, nessuno ci ha chiesto scusa”.

Fonte: Booking
Vincenzo D'Angelo

Last hour, last minute, last second. Come gestire i prezzi?

Come gestire tutti quei clienti che in numero sempre maggiore prenotano sotto data?
Come evitare di farsi prendere dal panico per le camere vuote ed abbassare la tariffe troppo presto? I clienti che prenotano sotto data, last hour, last minute e last second sono sempre di più: sia in Italia che nel mondo è un trend in crescita ormai consolidato.

Questo dipende soprattutto da due fattori: il primo sono le mutate abitudini dei consumatori. Intanto, grazie ai nuovi strumenti e alle tecnologie mobile, questi hanno guadagnato la possibilità di prenotare “real-time” persino durante il viaggio.(”Travel Mobile: in crescita le prenotazioni last minute e last hour“).

Inoltre, la crisi ha creato anche maggior instabilità e un notevole abbassamento della qualità della vita, così che in molti non se la sentono più di prenotare con largo anticipo.

La seconda motivazione è sicuramente da individuare negli errori di gestione del pricing da parte degli albergatori che negli ultimi due anni: tra la guerra al ribasso delle tariffe per scalzare la concorrenza e le “tariffe da panico di albergo vuoto”, ovvero i prezzi stracciati delle camere invendute già qualche settimana prima della data, gli utenti sono stati abituati a pensare che prenotare sotto data è sinonimo di “svendita”.

Ma se è vero che un forte sconto va bene per il last minute, è impensabile gestire con tariffe troppo basse anche le prenotazioni dei 10-15 giorni antecedenti la data.

Perché non iniziare questo 2011 cercando di rieducare i clienti a prenotare in anticipo? Perché non far tornare di moda l’equazione “anticipo = risparmio”?

Se non fate revenue, almeno usate il buon senso.

Due sono le cose molto importanti:
Non lasciarsi prendere dal panico sotto data, poiché lanciare sul mercato tariffe da last minute anche poche settimane prima della data in questione danneggerà non solo l’hotel, ma l’intero comparto dell’ospitalità.

Proporre tariffe in continuo, leggero aumento via via che ci si avvicina alla data, rendendo chiaro all’utente che visita il sito, che soltanto prenotando oggi avrà la certezza di risparmiare, e che il prezzo tra una o due settimane non sarà più lo stesso, ma sicuramente sempre più alto.

Solo in questo modo si verrà a creare un’urgenza nell’utente che lo spingerà a prenotare con maggiore anticipo: “E’ un sistema che funziona con le conferenze e con le compagnie aeree, perché non può funzionare nel settore alberghiero, soprattutto quando sappiamo che la gente trova il nostro sito e legge di noi spesso con settimane di anticipo?”

Fonte: Booking
Vincenzo D'Angelo

mercoledì 5 gennaio 2011

Ottimizzare una campagna eventi

Natale e Capodanno, si sa, sono giorni caldi per il settore alberghiero, date importanti soprattutto per chi lavora in strutture a forte vocazione turistica. Ecco perché, per incentivare le prenotazioni e le visite sul sito in un momento in cui la concorrenza sembra ancora più agguerrita che in altri momenti dell’anno, vale decisamente la pena lanciare attività di web marketing strettamente connesse alle festività.

Per fare questo il primo passo importante da affrontare è la creazione di pacchetti e offerte speciali pensati per il Natale, il Capodanno e l’Epifania, magari diversificati a seconda della vostra clientela target (coppie, famiglie, anziani), dopodiché potrete promuoverli attraverso una miriade di iniziative, dall’article marketing ed i comunicati stampa, al passaparola sui social network, dall’e-mail marketing ai banner, fino alle campagne Adwords.
Come creare una campagna PPC ottimizzata per le festività
Se scegliete di lanciare una campagna pay-per-click ad hoc per una data particolare, ricordate che l’ottimizzazione comincia prima di tutto sul sito dell’hotel, non sulla piattaforma Adwords:

L’offerta speciale e la landing page: come abbiamo detto, il pretesto per promuovere l’hotel in occasione di feste particolari, è la creazione di pacchetti ed offerte speciali pensate espressamente per l’occasione. Allestite un’offerta dal nome accattivante e dedicatele una pagina indipendente all’interno del sito da utilizzare come landing page per gli annunci, con belle immagini e contenuti persuasivi, call-to-action bene in vista e testi ottimizzati per il set di parole chiave che avete scelto per la vostra campagna Adwords. Date alla pagina un URL scelto in ottica SEO (es: www.sorrisoresort.it/offerta-capodanno-2010-forio).

La landing page è davvero decisiva per la vostra campagna, perché ha una diretta ricaduta sul punteggio di qualità che Google vi attribuisce, dunque deve essere pertinente alle parole chiave scelte, all’annuncio collegato e con un buon tempo di download.

Le parole chiave: la prima cosa da fare per allestire una campagna è selezionare più parole chiave possibile, sempre e comunque legate alla vostra destinazione, dalle più generiche a quelle long tail. Solo in un secondo momento sarete in grado di decidere su quali vi conviene puntare il budget, mettendo in pausa le parole più costose, magari con troppe impression e pochi click.
Impostazioni della campagna: create con le parole che avete scelto dei gruppi di annunci indipendenti legati al Capodanno e alle altre festività, uno per ogni lingua, e selezionate con attenzione i Paesi di diffusione, puntando ovviamente su quelli in cui si concentra la vostra clientela abituale. Se volete comparire anche su iPhone e Smartphone, vi consiglio di creare un ulteriore gruppo di annunci indipendente con la funzione click-to-call.

Gli annunci: create per ogni gruppo almeno tre annunci, di cui uno dinamico. Fate in modo che gli annunci siano molto diversi: alcuni indicheranno il costo dell’offerta, altri i benefit o la location dell’hotel, altri più coinvolgenti emotivamente, magari con una call to action vistosa. Una volta on-line, testateli giorno per giorno, cercando di escludere quelli con CTR troppo basso. Non affrontate più di una o due modifiche insieme, altrimenti non avrete la percezione di quali di loro abbiano avuto un effetto positivo sui risultati. Ricordate di farli tutti puntare alla pagina dell’offerta di cui parla l’annuncio, nella relativa lingua del gruppo di annunci.

Monitoraggio: Controllate anche più volte al giorno l’andamento della campagna, in particolare per aggiustare l’importo del bidding per ogni parola chiave. Se possibile, fate in modo che i vostri annunci rimangano visibili durante tutto l’arco della giornata.

Fonte: booking
Vincenzo D'Angelo